Giusto oggi mi è capitato di sentire alla radio riproporre argomentazioni sulla annosa rivalità tra Italia e Francia, con i soliti sfottò da stadio e banalità varie in stile calcistico trite e ritrite. Siamo in periodo di mondiali di calcio e perciò il momento è propizio per sfoderare l’arma della vittoria calcistica del 2006, il “pooo po po po po po pooooo” e via dicendo. Poi magari ci si dimentica che noi da grandi superiori quali ci sentiamo, non ci siamo nemmeno qualificati ai mondiali, ma questo pare non passi nemmeno per l’anticamera del cervello al pallonaro medio.
Questa rivalità campanilistica affonda le radici senza dubbio in avvenimenti storici, ma il prorogarsi di tanto astio fino ai giorni nostri è stato fomentato principalmente dal calcio, parliamoci chiaro. Quello stesso calcio tanto amato e divinizzato dai sedicenti cittadini del mondo che fanno della globalizzazione e del melting pot culturale la loro bandiera; la solita coerenza di una certa parte di elettorato…
Avrai capito che a me tali dinamiche fanno ridere, oltretutto se guardiamo al mondo del ciclismo o della mountain bike in generale dove i francesi (per dirlo proprio con un francesismo) spaccano il culo a tutti!
La mountain bike moderna in ambito agonistico è sinonimo di Francia, punto. Sono i più forti in ogni disciplina, in particolare in quelle gravity, sfornando talenti di anno in anno, non meteore da una stagione che poi spariscono.
Un avvenimento che mi ha colpito particolarmente è stato quest’anno al Trofeo delle Nazioni che si è svolto a Finale Ligure i primi di ottobre, ai quali ho avuto il piacere di assistere (a breve un esaustivo report del viaggio). Il venerdì sera c’è stata la sfilata delle nazioni, con gli atleti partecipanti divisi appunto per nazione. A ogni gruppo che saliva veniva suonato un estratto dell’inno come di consueto in queste manifestazioni. Quando è stato il turno della Francia (tra l’altro una delle nazioni con il maggior numero di atleti qualificati, se non IL maggiore), la squadra guidata da un fomentassimo Dimitri Tordo, è salita sul palco e ha cantato il proprio estratto di inno nazionale, ma tranne che zittirsi come tutti gli altri al termine e della musica, hanno proseguito a squarciagola La Marsigliese fino alla fine senza base strumentale, abbracciati e uniti con vero spirito patriottico e fraterno. Hanno mostrato a tutto il mondo la loro unità, il loro orgoglio di essere Francesi e del perché loro sono i migliori: grinta e unità di intenti.
Questo aspetto è emerso anche in una delle recenti puntate di Controtendenza Podcast, l’ultima bellissima trovata di Andrea Ziliani, il volto della MTB in Italia. Nel quinto episodio con Alex Lupato è emersa questa rivalità tra italiani, mentre gli atleti delle altre nazioni sono molto più affiatati tra loro. Il confronto veniva fatto con gli atleti di casa nostra, che spesso dichiarano di fare una certa linea al solo scopo di confondere il rivale, solo per arrivargli davanti; fanculo se arrivo 589esimo e il mio connazionale 590esimo, l’importante è arrivargli davanti.
Ed è questa la riflessione che voglio fare: possibile che noi italiani siamo talmente stupidi, gelosi e invidiosi da metterci i bastoni tra le ruote a vicenda? Per ottenere poi quale vantaggi?
Nella mia piccolissima realtà cittadina da 150 mila abitanti, il numero di enduristi agonisti è veramente piccolo, non penso si arrivi a 50 atleti (esclusi gli occasionali). Indovinate quante squadre ci sono? almeno 6! Tutte nate da mugugni e bisticci sorti all’interno delle squadre che partecipano a campionati regionali. Gelosie tra perfetti signori nessuno che litigano sulle più disparate stupidaggini per piazzamenti imbarazzanti, se consideriamo la differenza con chi va forte davvero. Possibile che in 50 scarsi non riusciamo a rimanere uniti aiutandoci e cercando di migliorare tutti insieme?
Poi vai a vedere le gare internazionali e ti arriva il blocco dei francesi che, anche se i singoli appartengono a squadre diverse, stanno sempre tutti insieme d’amore e d’accordo e collaborano per la crescita personale ma soprattutto del movimento.
Perciò a me i francesi piacciono, sono uniti, vanno forte in bici e non vanno fatti incazzare, Luigi XVI potrà confermare!